Chi lotterà al tuo posto quando non ci sarai più?
Da poco mi è capitato di risentire la storia dei 21 grammi, il peso dell’anima. Il titolo di quel film. Forse in una serie tv ne parlavano, a proposito di qualcuno che non c’era più.
Dove vanno a finire quei 21 grammi? Evaporano?
Quando l’anima in questione apparteneva ad una persona che riempiva la tua vita, tutti i tuoi giorni, di amore ma anche di ansia, paranoie, preoccupazioni, il vuoto che lascia non può pesare solo 21 grammi.
A volte immagino l’anima di mamma che vola in cielo, in questo paradiso senza pareti e senza pesi, tra nuvole fatte di cassata siciliana e cascate di latte condensato, un posto luminoso pieno di cineforum impegnati, ma anche di tv che mandano in loop Un Posto al Sole e Poirot, ecco mettiamo che la sua anima sia lì, leggera e spensierata a leggere libri e a guardarci vivere dall’alto in basso.
Ma dove finiscono invece tutte quelle ansie, paranoie, preoccupazioni che ci dedicava? Dove va tutta quella cura? Come può, qualcosa che ti ha preso tanto spazio e tempo in vita, evaporare da un momento all’altro come se non fosse mai esistito, come se non fosse servito a niente?
Mia madre era una unità di crisi sempre aperta, sempre in linea. Al telefono, di persona, per posta. Lei ti cercava, a volte ti perseguitava chiamandoti nei momenti più sbagliati, lei ti vedeva anche da lontano, ti controllava nel senso migliore del termine, dedicandoti una parte della sua ansia, delle sue preoccupazioni, ogni giorno. Perché per lei eri importante, eri nei suoi pensieri (apocalittici).
Dove è finita tutta quell’ansia e quella cura? Dove sta? A cosa è servita? Quanto pesa?
La scorsa settimana mia sorella era a casa dei miei e nella posta ha trovato una lettera indirizzata a mamma.
Una lettera di Amnesty International per la signora Enrica Rocco. Una delle tante associazioni che mamma sosteneva insieme a papà per continuare a sentirsi parte di piccole battaglie quotidiane.
Ogni volta che adottava un bambino a distanza ci faceva vedere le sue foto o ci leggeva le sue lettere di ringraziamento. Io pensavo sempre che fossero truffe accompagnate da finte lettere prestampate. Ma lei no, ci credeva e quindi non le dicevo nulla. Li vedeva anche da lontano quei bambini. Dedicava loro tempo e denaro, ma soprattutto pensieri e preoccupazioni.
“Chi lotterà al tuo posto quando non ci sarai più?” c’era scritto in quella lettera di Amnesty.
“Cazzo, col conto corrente bloccato nessuno sta pagando la quota ad Amnesty” ho pensato.
E invece no, quella lettera prestampata era solo una coincidenza.
Papà ci aveva già pensato, ad Amnesty e a tutte le loro piccole battaglie per posta, compresi i bambini. Come Maura ha pensato a far sopravvivere le sue piante. Come chiunque l’ha amata, portando avanti le proprie battaglie, porta avanti anche quelle di Enrica Rocco.
La preoccupazione e la cura non evaporano come quei 21 grammi, né finiscono in un paradiso di latte condensato dove nulla ha peso, da dove il mondo si può solo guardare dall’alto in basso.
Ma restano in questo mondo ed è bello sapere che il loro peso, qualunque esso sia, lo porta chi resta, nel nome di chi non c’è più.
Who will fight in your place when you are gone?
I recently came across the story of 21 grams, the weight of the soul. The title of that film. Maybe in a TV series they talked about it, about someone who was no longer there.
Where do those 21 grams go? Do they evaporate?
When the soul in question belonged to a person who filled your life, all your days, with love but also with anxiety, paranoia, worries, phone calls, the emptiness they leave behind cannot weigh just 21 grams.
Sometimes I imagine Mum's soul flying in the sky, in this paradise without walls and without weights, among clouds made of Sicilian cassata and waterfalls of condensed milk, a bright place full of film festivals, but also of TVs that loop Un Posto al Sole and Poirot, let's say that her soul is there, light and carefree, reading books and watching us live from above.
Where did all that care go? How can something that has taken up so much space and time in your life evaporate from one moment to the next as if it never existed, as if it served no purpose?
My mother was a crisis unit always open, always on the line. On the phone, in person, via mail. She was always looking for you, sometimes stalking you by calling at the wrong times, she would see you even from afar, she controlled you in the best sense of the word, dedicating a part of her anxiety, her worries, to you every day. Because you were important to her, you were in her (apocalyptic) thoughts.
Where has all that anxiety and care gone? Where is it? Did it make any difference? How much does it weigh?
Last week my sister was at my parents' house and in the mail box she found a letter addressed to Mum. A letter from Amnesty International for Mrs Enrica Rocco. One of the many associations that mum supported together with dad to continue to feel part of small daily battles.
Every time she adopted a child via post she would show us photos of him/her or read us their thank-you letters. I always thought they were scams accompanied by fake pre-printed letters. But she didn't, she believed it and so I didn't tell her anything. She would see those children even from afar. She devoted time and money to them, but mostly thoughts and worries.
"Who will fight in your place when you are gone?" was written in that Amnesty letter.
'Shit, with the blocked bank account no one is donating to Amnesty' I thought. But no, that pre-printed letter was just a coincidence.
Dad had already thought about it, about Amnesty and all their little battles from afar, including the children. Like Maura did, adopting her plants. Like everyone who loved her, who, in carrying on their own battles, also carries on those of Enrica Rocco.
The care and concern do not evaporate or end up in a condensed milk paradise where nothing has weight, from where the world can only be looked down upon.
But they remain in this world and their weight, whatever it may be, is carried by those who remain, in the name of those who are no longer there.