Il coraggio di non essere solo madri
“Non stirarti i capelli quando vai a intervistare Shakira”. Mi ha detto la mia amica l’altra sera, mentre mi preparavo per andare al party di lancio del nuovo album El Dorado qui a Barcellona. “Così avete i capelli crespi uguali!”
Ovviamente Shakira non ha né i capelli crespi - che comunque quella sera si era stirata - né niente altro in comune con me. A parte, ovviamente, il non arrivare a un metro e sessanta, il provarci disperatamente indossando tacchi imbarazzanti – i suoi molto di più – e il fatto di essere ragazze del Sud – Sud America lei, Sud e basta io.
Nel 2010 ci siamo conosciute a Milano: "Lei è Daria, una giornalista italiana" mi hanno presentato quando l'ho intervistata. Non avevamo nessun figlio, né io né lei, quindi le chiesi un autografo per mia madre: “Cara Enrica, ciao, Shakira”. Nei 7 anni passati da allora ne abbiamo avuti due ciascuno e soprattutto – lei non lo sa- ma è diventata il mio modello di riferimento per un eventuale terzo parto, da quando una doula qui a Barcellona mi ha raccontato questa leggenda metropolitana di Shakira che per non avere rotture di palle, quando ha partorito, ha prenotato l’intero piano di una clinica privata extra lusso, dove sono capitata a farmi un test e ho pagato 11 euro solo per un succo d’arancia.
Facile fare figli come Shakira eh. Si sarà fatta aprire e richiudere mentre sorseggiava un flûte di Cristal e cantava “waka waka eh eh”, si sarà fatta pure togliere la pancia, visto che c'era e la ferita glie l’avranno richiusa con quelle colle invisibili fatte d'oro 24 carati, mica con la spillatrice come a me.
Da allora a chiunque mi chieda se avrò mai un terzo figlio rispondo: “Solo se lo faccio come Shakira”.
Quando è uscita la sua intervista su Vanity Fair Italia, qualche giorno fa, il cui titolo rivelava che il suo lavoro ormai è quello di mamma, "il lavoro più difficile della mia vita" e che cantare è diventato un hobby, ho pensato: e certo, facile fare la mamma e cantare per hobby. A me invece mi è toccato fare la mamma per lavoro e fare lavatrici per hobby, pensa un po'. Senza contare che negli ultimi due anni sarò riuscita a intervistare sì e no 5 cantanti, il più delle volte più per farmi fare una dedica per mia figlia che per altro.
Del resto mica lo può sapere, una Shakira, di quel disagio di chi è stato troppo tempo a prendersi cura di piccoli da non sapere più stare in mezzo ai grandi; di quello spaesamento dei primi giorni in cui torni a lavorare e senti che non sei più la stessa, che forse non sei più capace; della nostalgia di chi sente di essere molto di più di una madre, ma comincia a dubitare di poterlo essere di nuovo; di quando nessuno ti descrive per quello che fai - una giornalista - ma per quello che sei diventata, la "mamma di". Di quanto questo sia riduttivo e della vergogna, che tutto questo non te lo fa dire, perché credi che alle altre, invece, non sia costato nulla.
Poi a un certo punto, al party, è arrivata Shakira, sobria come l’avevo lasciata 7 anni prima nei suoi leggings stringati (scusa Shaki, è tutta invidia). Poco lontano da lei uno dei figli, Milan, che avrà avuto la stessa età di mia figlia Mia e che infatti rompeva le palle proprio come le avrebbe rotte lei.
E’ arrivata Shakira che, invece, ne sapeva più di me della paura di rimettersi in ballo, e che ha detto proprio quello che io mi vergognavo di dire. Che il suo lavoro è prima di tutto fare la madre e che a un certo punto ha pensato di mollare il resto e di fare SOLO la madre. Perché è stata dura ricominciare, scegliere, sacrificare. Perché le è costato. Tantissimo. Ma che, allo stesso tempo, non vedeva l'ora di ritornare.
E allora è salita sul palco e ha fatto quello che sa fare meglio. Come una mamma qualunque, ci ha prima ammorbato con una storia su suo figlio (che ho adorato), gli ha dedicato la prima canzone, Toneladas, "perché è la sua preferita", accompagnata al piano proprio dalla maestra di pianoforte di lui. E finalmente ha cantato. Benissimo.
Ora non so se è perché ho gli stessi gusti del figlio 4enne di Shakira o perché forse mi sono rivista in questo metro e mezzo di femmina con cui non ho niente in comune, fatto sta che mi sono emozionata, e ho registrato un pezzo della canzone da far sentire a mia figlia. Stavolta però non ho chiesto nessuna dedica. Le ho solo detto grazie.
Grazie Shakira per essere tornata, e grazie per averci detto quanto ti sia costato.
Quando ci hanno ripresentato le hanno detto, "lei è Daria, una giornalista italiana". Proprio come 7 anni fa. Ma stavolta mi è sembrato un po’ riduttivo.
The courage to be not only mothers
"Don't straighten your hair when you go to interview Shakira" said my friend while I was getting ready for the launch party of her latest album El Dorado here in Barcellona. “So you will have the same frizzy hair as her!”
Actually Shakira doesn't have frizzy hair like me - plus that night she had it straighten - and we don't really share much, except being under 1.60 meters, desperately trying to get there by wearing embarrassing high heels - hers are more embarrassing though - and being Southern girls - her Southern American, me just Southern.
In 2010 we met in Milan: "She is Daria, an Italian journalist" they introduced me before I interviewed her. We had no kids then, neither of us, so I asked her an autograph for my mum; "Dear Enrica, ciao, Shakira". In the last 7 years we had two children each and most important - but she doesn't know - she became my reference model for how to give birth, in case I will give birth a third time, since a doula here in Barcelona told me this urban legend about Shakira reserving a whole floor of a very exclusive clinic – where I went for an expensive test and paid 11 euros just for an orange juice - so that nobody could disturb her when she gave birth to her sons.
It must be easy to have children like Shakira did. I bet they opened her and closed her again while she was sipping Cristal from a champagne flûte and singing “waka waka eh eh”, and she probably got the extra skin removed too, and the cut closed with a golden magic invisible glue, not with a stapler like me.
Since then if somebody asks me if I will ever have a third child I reply: only if it's gonna be Shakira's way.
When her interview to Vanity Fair Italia was published a few days ago, where the headline basically said: my job is now being a mother "the hardest of my life", music became an hobby, I though: it must be easy being a mother and singing for hobby, compared to me working as a mother and doing laundry as a hobby, and god knows how I managed to interview ( just) 5 singers in the last 2 years, and most of the times more to get a video message for my daughter than to write about it.
How can Shakira know that unease when you spent too much time with little people that you are not longer comfortable among grownups; the disorientation of those first days back to work, when you feel different and maybe no longer able; how can she know the nostalgia of whom remembers she was much more than just a mother, but starts thinking she might not be that "much more" anymore; how reductive it is not being recognised as a journalist anymore but only as someone else's mother. Does she know the shame that stops you from saying all of this aloud because you believe that for the other mums wasn't that big deal, as only you are complaining?
Then at some point, Shakira arrived to the party, not flashy at all, like 7 years ago, in her stringed leggings (sorry Shaki, I'm only envious). Not far from her was one of her children, Milan, that is maybe 4 like my daughter Mia and was messing around just like she would have done.
Shakira arrived and, actually, she knew all that above better than me. And said what I was ashamed to say. And she said it to the world. She said that her main job is to be a mother, and that she thought of giving up anything else and be JUST a mother. Because it's been tough to start again, to choose, to sacrifice. Because it costed her. A lot. But at the same time she couldn't wait to come back.
So she got on stage and did what she does best. Like one of us, like any mother, she told us a story about her son and dedicated him the first song, Toneladas, "because it's his favourite", played at the piano by the kid's piano teacher. And, finally, she sang. Beautifully.
Now I don't know if it's because I share the same music tastes of Shakira's 4 year old son or if it's because I recognise a part of me in this 1 and a half meter of a woman, but I got emotional and recorded some of the song for my older daughter. I didn't ask her a video this time. I've only said thank you.
Thank you Shakira for coming back, and thank you for telling us how much it costed you.
When they introduced us again they said "she's Daria, an Italian journalist". Just like 7 years ago. But this time it sounded a bit reductive.