Ai padri (e madri) che scelgono testardamente di essere papà
Quanti anni ha sua figlia? Chiede una signora in metropolitana a mio cugino che ha in braccio sua figlia Martina. Sette, risponde lui. No, dico quell’altra in braccio al signore, insiste lei. Ah, ma quella non è mia figlia, è mia nipote, è la figlia del signore che la tiene in braccio.
La figlia in questione, la mia, era in braccio a suo padre che spesso non viene riconosciuto come il suo plausibile padre. Neanche a Londra, dove la maggior parte dei figli di razza mista necessariamente non è dello stesso colore di uno dei genitori. Nel nostro caso, va detto, i miei geni hanno vinto inaspettatamente e spudoratamente.
Non so cosa si provi a non essere riconosciuto come il padre di tua figlia, ma per fortuna il padre in questione ha già superato il trauma di non essere riconosciuto come il figlio di sua madre (bianca), quindi sopravvivrà anche a questo. E oggi che in Inghilterra è la festa del papà penso a lui, a come ha saputo che sarebbe diventato padre quando gli ho lanciato un test di gravidanza in faccia. A quando ha scoperto di essere diventato padre intrufolandosi in una sala operatoria facendo finta di essere un infermiere. A quanto è stato felice di doversi mettere sua figlia sul petto nudo per farle sentire il calore che io non potevo farle sentire finché l’anestetico mi teneva addormentata. A come si è trovato delle cose esclusive da fare per lei perché quelle che avevo da fare io mi erano forse assegnate per natura. A come la capisca meglio di me, al punto che a volte gli telefono per farmi tradurre cosa ha detto. A quanto testardamente s’impegni per calmarla anche quando lei lo respinge perché vuole solo la mamma, e alla fine ci riesce. A quanto avrebbe voluto portarlo lui il peso di un pancione di nove mesi (per quello, caro, sei sempre in tempo, fatti spiegare da Jonny, Steve e Jason, tre padri incinti che si sono caricati addosso 15 chili di gravidanza per sentirsi più vicini alle mogli incinte. E in bocca al lupo).
Ma conosco anche madri che non possono spartirsi gioie e dolori con un padre, come Chiara che ha imparato a fare la mamma e il papà per suo figlio e ha fatto un ottimo lavoro, o come Joanna che ha messo su famiglia con un'altra mamma, Patricia, e insieme spiegheranno ai propri figli che "papà" è solo un’altra parola per chiamare lo stesso amore. Penso a Edu, un padre che guarda il figlio nato da un seme che non è il suo, eppure gli sembra davvero di rivedersi nel suo sguardo. Ai padri adottivi Marc, Tom, Michele, che abbiano una compagna o un compagno poco cambia. Quelli che conosco io, eccetto farsi lanciare in faccia un test di gravidanza positivo, hanno fatto tutto quello che ha fatto il padre di mia figlia e in più quello che ho fatto io, e hanno dovuto anche farlo meglio di noi, per dimostrare che in realtà nessun gesto d’amore è assegnato per natura. Perché i figli vogliono soltanto essere amati, nutriti, e portati al parco a giocare. I loro padri, le loro madri sono quelli che scelgono di farlo ogni giorno, non importa che siano riconosciuti come tali da una signora in metropolitana._TIW
To fathers (and mothers) who choose stubbornly to be dads
How old is your daughter? An old lady on the tube asked my cousin that had his daughter Martina on his lap. She’s seven, he replied. No, I mean the other one, on that man’s lap, she insisted. Oh, that’s my 2 year old niece, her father is the man that is holding her.
The daughter she was asking about is my daughter and she was on her dad’s lap but sometimes people don’t recognise him as her father. Even here in London where most mixed race children don’t necessarily share the same skin colour as one of their parents. In our case, I have to say, my genes won unexpectedly and shamelessly.
I don’t know what it feels not to be recognised as your child’s father, but luckily this particular father has already survived the trauma of not being recognised as his (white) mum’s son, so he will be just fine. And today, on Father’s Day I think of him, of how he found out that he was going to be a dad when I threw a pregnancy test at his face. Of how he realised he was a dad when he sneaked into the operating theatre pretending to be a nurse. Of how happy he was to do the skin-to-skin while I was passed out in intensive care. Of how he decided to be the only one in charge of certain parenting tasks in order to have exclusive moments with his daughter because mine, in a way, are assigned to me by nature. I think of how he understands her better than I do; to the extent that sometimes I need to phone him and ask what she’s saying. Of how much effort he puts in to calming her down when she only wants her “mummy” and pushes him away, but in the end hugs him tight. Of how he would have been happy (so he thinks) to carry her for 9 months instead of me. You can always try darling, just like Jonny, Steve and Jason, 3 pregnant dads that decided to carry 15 kilos for a month to feel closer to their pregnant wives. Have fun!
But I also know mothers that can’t share the joy and pain of parenting with a father, like Chiara that learned how to be mum and dad for her son and did a great job, or like Joanna that built a family with another mum, Patricia, and will explain to their kids that “dad” is just another word to name the same love they give. I think of Edu, a father that looks at his son conceived with someone else's semen but he can still see a bit of himself in his eyes. I think of adoption dads, Marc, Tom, Michele, with a female or male partner doesn’t matter. The ones I know, bar having pregnancy tests thrown at their faces, did exactly what my daughter’s father did, plus what I did. And they had to do it better than us to prove that love is not only assigned by nature. Because children only want to be fed and loved and taken out to the park to play. Their fathers, their mothers, are those that choose to do that every day. Even if an old lady does not recognise them on the tube._TIW