ah, Milanostalgia
Fino a 10 anni fa non avrei mai immaginato di finire a vivere a Milano per quattro anni. Ma soprattutto non me lo sarei mai augurata. Ci sono la nebbia, i leghisti, le zanzare tigre, ti chiameranno terrona, non conoscerai mai un milanese vero e tutte le altre leggende metropolitane appresso. Poi è successo, era il 2008, e Milano – a parte l’inspiegabile puzza di merda di alcune mattine estive - si è comportata molto bene con me, è diventata casa. Il mio quartiere, Isola, era un piccolo villaggio in cui tutti si salutavano (e si facevano i cazzi degli altri); i tavoli del caffè Nord-Est e poi del Blu sono stati il mio tavolo della colazione, la mia scrivania, a volte il mio salotto. Non ho mai visto la nebbia, ho conosciuto qualche leghista ma non più di quanti ne abbia conosciuti altrove, ho incontrato amici che resteranno amici per sempre, quasi tutti terroni. Le zanzare quelle sì, mi hanno un po’ ucciso.
A Londra, invece, ho sempre sognato di viverci un giorno. Immaginavo di vivere in una casetta di Notting Hill con la porta gialla, di avere come coinquilina Sienna Miller (e di avere anche le sue gambe per osmosi), di mangiare scones con panna e fragole tutti i giorni, di andare a comprare i dischi nel negozio Championship Vinyl di Alta Fedeltà, e i libri nella libreria di Hugh Grant. La fantasia sulle scones è l’unica che si è avverata, insieme alla felicità che non ha avuto bisogno di nessuna porta gialla. Per i dischi c’è Spotify, per i libri The Italian Bookshop e mia suocera; Sienna non l’ho ancora incrociata, ma ho visto Jude Law e ogni volta che passo da Notting Hill cerco la libreria in cui Hugh ha inverosimilmente rifiutato Julia Roberts, ma non la trovo. In compenso ora esco con un sacco di milanesi veri e siamo addirittura amici. Ma quando, qui a Londra, (non) arriva l’estate mi viene la nostalgia di quelli che ho lasciato lì, nella torrida estate milanese. Dei baresi, sardi, romani, avellinesi, romagnoli, veneti, siciliani, toscani, piemontesi, SestoSanGiovannesi. Delle serate appiccicose al Frida, delle corse in bicicletta fino alla Bocciofila schivando sciami di zanzare sanguinarie. Del vino bianco ghiacciato del Turnée e di quello troppo caldo del Wasabi. Dei concerti al Parco Sempione passati a scroccare cartine e Autan. Nostalgia di Milano, e chi l’avrebbe mai detto mannaggiammè._TIW
ah, Milanostalgia
Until 10 years ago I never imagined I would end up living in Milan for four years. But above all I would not have ever wished that for myself. The fog, the Northern League (a political party that is very racist towards southern Italians), tiger mosquitoes, people will call you Terrona (a derogatory word for a Southerner), you will never meet a true Milanese and many other urban legends. Then it happened, it was 2008, and Milan - apart from the inexplicable smell of manure on some summer mornings - treated me very well, it became home. My neighbourhood, The Island, was a small village where everyone greeted (and gossiped about) each other; the tables at Nord Est Café and then at The Blue were my breakfast tables, my work desks and sometimes my living room. I never saw the fog, I met some Northern League followers but not more than elsewhere, I met friends who will remain friends forever (almost all southerners). Mosquitoes yes, they nearly killed me.
London, however, has always been in my dreams. I imagined living happily in a small house with a yellow front door in Notting Hill, having Sienna Miller as a flatmate (and also to have her legs by osmosis), eating scones with cream and strawberries every day, buying vinyl from the Championship Vinyl store mentioned in High Fidelity, and the books from the bookshop run by Hugh Grant. The fantasy about scones is the only one that has come true, along with happiness that didn't need a yellow front door. For music there is Spotify, for books The Italian Bookshop and my mother-in-law; I have not met Sienna yet, but I saw Jude Law and every time I pass by Notting Hill I look for the bookshop where Hugh improbably refused Julia Roberts, but can not find it. In return, now I go out with a lot of true Milanese and we are even friends. But when, here in London, the summer (doesn’t) comes I miss the people that I left there. The sticky evenings at The Frida, racing by bike to the Bocciofila, dodging swarms of bloodthirsty mosquitoes. The chilled white wine at Turnée and the not so chilled wine at The Wasabi bar. The concerts at Parco Sempione where people go around asking for rollies and anti-mosquitos spray. I miss Milan, who would have ever thought that was possible, damn it._TIW