Quando divento grande
"Quando divento grande posso andare ancora nel passeggino"?
"No".
"Però quando divento grande devo andare ancora a scuola?"
"Sì".
Questa fase del "quando divento grande" non sta portando nessuna buona notizia alla mia figlia "grande" di 4 anni. A parte i saldi a cui, da degna figlia di cotanta madre, si è appassionata: "Quando divento grande mi posso comprare anche io questo costume?"
"Certo!"
"Ma secondo me già mi va".
Eccetera eccetera.
Io, a parte le promesse sullo shopping che mantengo sempre, non sono molto preparata a questa fase. Alle promesse che mi chiede su un futuro che non conosco, ma soprattutto al fatto che stia GIA' diventando grande, sotto i miei occhi.
"Mamma chi è più alta io o tu?"
"Io, (cazzo), ancora per poco, ma io".
Eppure la vedo che si allunga ogni giorno, che le pagnottelle di grasso si sono stirate tutte in muscoli affusolati e tonici che mi fanno pensare più a un'adolescente che alla mia bambina.
Eppure la sento, nel lettone, quando viene a cercare rifugio dai brutti sogni, sempre meno, ma sempre più ingombrante, fino a costringermi, a volte, ad andarmene io in un altro letto.
"Ma quando divento grande posso fare il tuo lavoro?"
"Mah, magari ti conviene fare quello di papà. Lo sai che lavoro facciamo?"
"Tu lavori in un ristorante con le sedie rainbow e papà aggiusta le luci."
(Di quel giorno che io divenni una cameriera e Zi un elettricista).
Perché poi, alla fin fine, starà pure diventando grande ma adesso ha solo 4 anni. E il mondo a 4 anni va semplificato. Se mi ha visto una volta lavorare da un tavolino del bar Mescladis che ha le sedie di tutti i colori, quello dev'essere il mio lavoro. E, in effetti, a guardarlo da lì, seduta tra le piante con la mia napolitana al cioccolato e il mio succo d'arancia ghiacciato, non dev'essere affatto un brutto lavoro. Certo meglio di quello di Zi che aggiusta luci (cosa tra l'altro inspiegabile visto che al massimo cambia le pile al telecomando una volta ogni 3 anni).
Io nel frattempo mi chiedo: ma quando diventa grande smetterà di dare i nomi ai pezzi di cacca che fa, urlandoli ad amici, conoscenti e sconosciuti anche dai cessi pubblici? Più che altro visto che i nomi finiscono sempre per essere "mamma e papà" per i primi due pezzi, e Mia e Viola a seguire. Per evacuazioni importanti entrano in campo anche nonni e zie.
Insomma questo diventare grandi ogni tanto porta un po' di merda e malinconia.
"Mamma"
"Sì?"
"Ma quando divento grande posso sempre abbracciarti?"
Mi ha chiesto l'altro giorno, spezzandomi il cuore per benino in due parti uguali.
Perché anche l'amore più certo che c'è, quando stai diventando grande, ha bisogno di promesse.
E io prometto, anzi giuro, che finché mi abbraccerai e mi cercherai in ogni cosa, cesso compreso, sarà bello persino diventare grandi._TIW
When I am big
"When I'm big can I still go in the pushchair"?
"No".
"But when I'm big do I still have to go to school?"
"Yes".
This "when I'm big" phase is not bringing any good news to my "big" 4 year old daughter. Besides the sale that she's really enjoying - like mother like daughter: "When I'm big can I buy this same swimming costume on sale?"
"Of course!"
"But, actually, it should fit me already".
And so on.
As for me, besides the promises about the shopping that I always keep, I'm not very ready for this phase. For the promises that she asks from me, about a future that I don't know, but more than that, I'm not ready to see her getting a big girl ALREADY, on my watch.
"Mamma who's taller me or you?"
"Me, (for god's sake), not for long, but me!".
Yet I see her stretching longer every day, I see her chubby limbs straighten into tapered and toned muscles that make me think of her more and more as a teenager than as my baby.
Yet I feel her, in my bed, when she comes to seek shelter from bad dreams, less and less, but bulkier and bulkier, until she forces me out, to move to another bed.
"But, when I'm big, can I do your job?"
"Well, maybe it's better if you do daddy's. Do you know what our jobs are?"
"You work in a restaurant with rainbow chairs and daddy fixes lights"
(The day that I became a waitress and Zi an electrician).
Because, at the end of the day, she might be growing up but for the moment she's only 4. And the world, when you are 4, needs to be simplified. If she saw me once working at the table of the bar Mescladis where each chair has a different colour, that must be my work place. And, actually, looking at me from her point of view, sitting at my table with my pan au chocolat and my cold orange juice, it doesn't look like a bad job at all. For sure better than Zi's one, fixing lights (which I can't even explain considering that he only fixes the remote control once every 3 years by adding new batteries).
In the meantime I wonder: but when she is big, will she stop naming the pieces of poo that she makes, shouting them to friends and acquaintances and strangers from public toilets? More then anything because those names always end up being "mummy and daddy", followed by Mia and Viola if the pieces of shit are more than 2. For important evacuation grandparents and aunties come into play too.
Anyway, this "becoming big" process sometimes involves a bit of shit and sadness.
"Mamma"
"Yes"
"But when I'm big can I still hug you?"
She asked me the other day, properly breaking my heart in two equal parts.
Because even the surest love, when you are growing up, needs promises.
And I promise, scratch that, I swear, that as long as you hug me and look for me in everything, shit included, even growing up will be beautiful._TIW