Di padre in padre. Di zeppola in pizzella
Del papà del mio papà so poco. È morto prima che nascessi. So che era un uomo affascinante e scassacazzissimo. E so che faceva un leggendario sartù di riso e delle zeppole di San Giuseppe strepitose con sopra l'amarena.
Lo so perché per anni, soprattutto il 19 marzo, ho visto mio padre ripetere quei rituali culinari con la dedizione di chi, prendendosi tutto il tempo di dosare bene gli ingredienti e di far crescere l’impasto, ha qualcosa per cui chiedere scusa, ma non ha avuto il tempo di farlo.
L’ho visto preparare la pasta dei bigné nel silenzio di chi cerca gli odori che gli sono mancati per una vita. L’ho sentito presentare il suo sartù rievocando tavolate affollate dai suoi genitori e dai suoi altissimi 7 fratelli più grandi.
Sono certa che tutti i tuoi sartù sono arrivati a destinazione, papo. Oggi ti toccano le zeppole, ma stammi a sentire: a me LA ZEPPOLA DI SAN GIUSEPPE NUN M' PIACE (audio del tuono apocalittico del dio della Campanità che si è preso collera). Non la tua eh, proprio in generale. Ci ho provato, la crema sta bene, ma il bigné - insieme allo yoga, al pilates, al tonico per il viso, alle scarpe con la zeppa, ai multivitaminici, ai sandali coi calzini, ai pantaloni a zompafuosso - è una cosa che non capisco. Manca qualcosa (forse lo zucchero?) (messaggio vocale di Zia Giovanna dopo avermi letto: "azzia ma quello forse è tuo padre che non le sa fare").
Ai tuoi spaghetti con le vongole, alla tua pizza, al tuo sugo coi moscardini, ALLE TUE PIZZELLE FRITTE, in compenso, non manca niente. Ci sei dentro tutto tu, le tue guance che profumano di dopobarba, le orecchie più soffici del mondo, le ricette che ti chiedo ogni volta perché me le scordo. C'è Viola che ti chiama nonno-pizza e che ti fa i cori da stadio col vocione profondo ogni volta che ti vede, - “nonno nonno nonno” “pizza pizza pizza” etc - sperando di buscarsi una teglia di margherita. C'è Mia che si rompe apposta le calze e fa zompare i bottoni per avere un motivo per vederti, "perché nonno cuce benissimo". Ci siamo io e Au che non sappiamo fare la pizza né cucire ma che - con chi finiamo finiamo - restiamo gli "occhioni belli 'e papà".
Buona festa, papo del mio cuore, che sarai pure il più basso di 8 fratelli, ma per me sei irraggiungibile. E se non ci sono zeppole, come direbbe quella intenditrice di Maria Antonietta, mangiamoci le pizzelle, senti a me.
From father to (gran)father
About my dad's father I know very little. He died before I was born. I know he was very charming and a bit of a pain in the arse. And that he could cook a legendary rice pie and sensational Father's Day custard puffs with an amarena cherry on top.
I know this because for years, especially on the 19th of March Father's Day, I've seen my dad repeating those culinary rituals again and again, with the dedication of someone that - taking all the time in the world to dose the ingredients and to wait for the dough to raise - has something to apologise for, but didn't have the time to do it in person.
I’ve seen my dad preparing the puffs dough in silence, as to recover the scents he’s been missing for a life time. I’ve heard him presenting his rice pie evoking tableful with his parents and his very tall 7 older siblings.
I’m sure all your rice pies reached their destination, dad. Today is custard puffs day, but listen to me: I don’t like Father’s Day custard puffs (sound of the thunder produced by a very upset god of Campania’s delicatessen). I don’t have a problem with your puffs, but with any puff. I did try to like it, the custard is ok, but the puff itself – like yoga, pilates, face tonic, platform heels, multivitamins, socks worn with sandals, cropped trouser – is something I do not understand. There’s something missing (sugar maybe?) (audio message from Auntie Giovanna after reading this: "what you talking about, must be that your dad doesn’t know how to make them!").
But in exchange, there’s nothing missing in your clams spaghetti, your pizza, your baby octopus in tomato sauce, YOUR DEEP FRIED PIZZELLE. In them I see all of you, your cheeks that smell like aftershave, your smoothest ears, your recipes that I constantly ask you to send me as I constantly lose them. I see Viola that calls you granddad-pizza and that sings stadium chants every time she sees you withe her deepest voice- “nonno nonno nonno” “pizza pizza pizza” etc – hoping to get a tray of margherita. I see Mia that damage her tights and take off buttons on purpose just so that she has an excuse to see you “coz nonno is so good at sewing”. I see me and Au that cant’ make pizza and can’t sew but – no matter whom we will end up with – we will always be “daddy’s big eyes”.
Happy father’s day, dad, you might be the shorter of 8 siblings but for me you are unreachable. And if there won’t be custard puffs, as Marie Antoinette would say, let them (and us) eat pizzelle. Trust me.