I miei secondi 40 anni
Un giorno di fine settembre di diciotto anni fa ero seduta a un tavolino di Crosslands, uno dei bar-pub del college Royal Holloway di Londra, situato in realtà in mezzo al nulla delle ridenti campagne del Surrey, dove ero stata spedita, poco più che 20enne a studiare per un anno con un branco di sconosciuti. Era freddo e avevo già addosso uno dei miei pellicciotti fucsia (certi amori non finiscono ecc ecc) abbinato ai miei capelli mezzi fucsia che facevano molto "Daria S. Noi ragazzi dello zoo di Avellino".
Jacopo e Alessio erano due dei miei nuovi amici e nulla sapevamo, allora, che lo saremmo stati per decenni. Ma in qualche modo ce lo auguravamo: "Chissà quando tra vent'anni faremo una reunion da 40enni tipo Compagni di Scuola...". Dicevamo mentre lentamente ci abituavamo a quella puzza rassicurante di moquette bagnata e legno marcio, con addosso l'umido dell'autunno che era arrivato a romperci i coglioni e un'età in cui i 40 anni ci sembravano lontanissimi, tantissimi, vecchissimi. Quando ancora nessuno di noi poteva immaginare quanto velocemente sarebbero arrivati, e che ci avrebbero sorpreso a sentirci ancora dei 20enni a stento capaci di stare al mondo.
"Vabbè io Daria me la immagino una signora dall'eleganza disinvolta, dal fascino casual, che cammina coi suoi sandali bassi di cuoio..." aveva detto Jacopo, dopo che avevamo elencato una serie dei nostri nuovi amici quasi-sconosciuti in comune attribuendo a ciascuno un destino immaginario diverso, ma sempre che in qualche modo fosse in linea con il loro presente. "Ma che cazzo dici? Sandali bassi di cuoio a me?" avevo infatti fatto notare, consapevole del mio eterno complesso di Memole (alta due centimetri e una ghianda) e quindi certa che avrei sempre indossato solo tacchi come allora, fossero pure zeppette interne. E che giammai avrei mostrato con disinvoltura, figuriamoci con fascino casual, i miei piedi diversamente affusolati.
Non me li immaginavo questi 40 anni, ma avevo due certezze: non avrei mai messo dei sandali bassi e per quell'epoca sarei stata ormai "grande", per non dire adulta, per non dire vecchia come i miei genitori. E invece non è cambiato un cazzo.
E allora quand'è che divento grande?
Forse quando smetterò di pensare che siano tutti più vecchi di me per scoprire, ogni volta, che di solito la più vecchia sono proprio io?
O quando smetterò di far diventare tutte le asciugamani grigio intonaco e scartavetranti dopo averle lavate in lavatrice?
O quando sarò così ordinata da potermi permettere in casa non solo i mobili, ma anche i soprammobili?
Forse quando avrò sempre almeno qualcosa di commestibile nel frigorifero...
O quando, ogni volta che un'amica 20enne mi dice cose come: "Che cos'è Jamiroquai?" oppure "Oh non ho mai visto Priscilla la regina del deserto", smetterò di rispondere MA CHE CAZZO DICI?! e inizierò a rispondere come faceva mia madre quando le chiedevamo cosa fosse il Carosello "ehhhhhhh altri tempi fanciulle".
Tornando a Crosslands: Jacopuzzo invece aveva visto lontano, gli dico ora dal basso dei miei sandali bassi da 40enne. Con gli stessi piedi demmerda, la stessa altezza insufficiente a far restare accesa la luce a fotocellula nei cessi pubblici (indi senza tacchi piscio al buio), la stessa modalità-Erasmus eletta ormai a stile di vita.
Il giorno che mia figlia mi ha detto "Mamma sono molto triste perché tu sei vecchia e muori prima di me" ho scoperto che i miei genitori non erano vecchi a 40 anni, e che, probabilmente, non lo sono nemmeno adesso a 70. Ho scoperto che forse vecchi non lo saremo mai (se non per quegli stronzi ingrati dei nostri figli).
Nel frattempo credo di essere diventata abbastanza grande da non sentirmi più bassa (anche se ogni tanto du' zeppette interne...) e abbastanza adulta da non poter invecchiare più. E allora benvenuti miei "secondi 40 anni", non vi temo.
My second forties
One day at the end of September, eighteen years ago, I was sitting at a table in Crosslands, one of London's Royal Holloway college bar-pubs. Actually located in the middle of nowhere, in the lovely Surrey countryside, where I had been sent, a just-over 20-year-old, to study for a year with a bunch of strangers. It was cold and I was already wearing one of my fuchsia fur coats (some loves do not end etc etc) combined with my half fuchsia hair that made me look a lot like "Daria S. We children from Avellinof Zoo".
Jacopo and Alessio were two of my new friends and we knew nothing of the decades-long friendship we would have. But somehow we wished so: “Imagine our reunion in 20 years when we are 40 years old...". We were saying as we were slowly getting used to that reassuring smell of wet carpet and rotten wood, surrounded by the damp of autumn that had come to break our balls and at an age when being 40 seemed so far away, so very old. At that time none of us imagined how fast the 40 would arrive, and that it would surprised us to still feel like 20-year-olds, still unfit to take care of ourselves.
"Oh well I imagine Daria as a lady of debonair elegance, casual charm, who walks in her flat leather sandals..." said Jacopo, after we had listed a series of our new friends almost-strangers in common by attributing to each a different imaginary destiny, but always that somehow it was in line with their present style and attitude. "What the fuck are you saying? Flat leather sandals? Me?" I had pointed out, aware of my eternal Little Memole complex (she’s an elf, roughly 2cm tall) and therefore certain that I would always wear heels as I did then, or at very least internal wedges. And that I would never have shown casually, let alone with “casual charm”, my differently tapered feet.
I had not imagined myself at forty, but I had two certainties: I would never wear flat sandals and by that time I would have become a "grown-up", that sounded better than “adult”, not to mention “old”, like my parents at 40. But actually nothing has bloody changed.
So when is it that I grow up?
Maybe when I stop thinking that everyone is older than me, only to find out, every time, that in fact I am the oldest?
Or when I will stop making all the towels go gray and scuffed after washing them?
Or when I will be so tidy that I can afford not only furniture, but also ornaments in the home?
Maybe when I will always have at least one thing edible in the refrigerator ...
Or when, every time a 20-year-old friend says something like: "What is Jamiroquai?" or "Oh I've never seen The Adventures of Priscilla, Queen of the Desert", I'll stop answering WHAT THE FUCK ARE YOU SAYING ?! and I will begin to respond as my mother did when we asked her what the Carosello was "ehhhhhhh old times stuff, girls".
Returning to Crosslands: Jacopuzzo actually had seen far, I am saying this currently from the bottom of my 40-year-old flat sandals. With the same shitty feet, the same height - insufficient to keep the time lights on in public toilet (hence I piss in the dark when I’m not wearing heels), the same Erasmus-mode now elected as a lifestyle.
The day my daughter told me "Mom I'm very sad because you're old and you’ll die before me" I also found out that my parents were not old at 40 and they are not old even now at 70. I realised that maybe we will never be old (except for our ungrateful bastard children).
In the meantime, I think I’ve grown enough to not feel short anymore (even if occasionally two internal wedges ...) and adult enough that I can not grow any older. So welcome to my second forties, I fear you not.