Per innamorarsi basta parlare due lingue diverse
Potrei fare anch’io un bambino con un bancomat, ho pensato qualche anno prima di avere te, dopo aver letto un racconto di Conchita De Gregorio sulle tante maternità possibili. L’ho pensato sopravvalutandomi e prima di aver rincontrato tuo padre. Ora so che, senza la sua mano che stringeva la mia e i suoi consigli di respirare piano che ovviamente non ho ascoltato, farti nascere non sarebbe stato lo stesso. Perché se per Woody Allen bisognerebbe innamorarsi ad occhi chiusi, secondo me basta parlare due lingue diverse in modo da non accorgersi se lui sta dicendo “puLtroppo” o “se io avrei”. Comunque a me si sono avverate entrambe. La sera del 31 agosto del 1996 sono arrivata al Sonnenberg, un centro studi nel mezzo della Foresta Nera, che avevo appena compiuto 18 anni, i mie sogni sfidavano ancora il presente, le mie tette sfidavano ancora la forza di gravità e avevo finalmente scoperto il balsamo per capelli crespi. Insomma, bei tempi. Quella sera l’uomo più bello del mondo dopo mio padre, tuo padre infatti, si avvicina con un sorriso che non avrei mai più dimenticato. Anche perché era così buio che vedevo solo i suoi denti bianco fluorescente. Non parlavamo la stessa lingua. Io parlavo tedesco e lui ci provava tantissimo, o comunque abbastanza da dirci che, in effetti, aveva fatto la pubblicità per un dentifricio, che era metà inglese metà africano, che “langsam” in italiano si dice “piano”, che la mattina seguente sarebbe partito e non lo avrei mai più rivisto. Quella notte non è successo niente, ma da allora l’ho amato totalmente per almeno due anni.
- gli ho scritto lettere a cui non ha mai risposto
- gli ho fatto telefonate in cui non riuscivo a dire altro che Ziiiiii (il suo nome), e poi passavo il telefono alla mia amica Rosanna che sapeva l’inglese
- mi sono finalmente innamorata di altri e per loro ho pianto ascoltando Amici Mai di Venditti: “daje che certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano aò”
- tutti i miei fidanzati, anche quelli di cui ero innamoratissima, convivevano con l’ingombrante presenza dell’esotico ricordo
- sono stata mandata per sbaglio in Erasmus a Londra e dopo aver pianto per due mesi sentendomi un’analfabeta e ascoltando Voglia ‘e turnà di Teresa De Sio, ho imparato l’inglese
- ho iniziato a usare Napster, i mie gusti musicali sono diventati più internazionali e ho ritrovato tuo padre grazie a una canzone di Erika Badu
- finalmente parlavamo la stessa lingua e ho verificato che non dicesse “puLtroppo” o “se io avrei”
- ogni volta che ci siamo incrociati non era mai il momento
- fino all’ultima volta, 16 anni dopo, quando non ci siamo dovuti dire molto
- quando, a parte qualche capello bianco e qualche chilo in più – velo pietoso sulle tette –è stato come se quel 1 settembre non ci fossimo mai lasciati.
Insomma, bei tempi. Ovviamente sto ancora aspettando le lettere, sperando che non scriva cose tipo “Ti amo xkè mi hai imparato c’ho che conta”. Ah, e non ha mai fatto pubblicità per dentifrici, quella sera veramente non capivo niente._TIW
It’s easier to fall in love when he speaks another language
I could have a child with my credit card (IVF), I thought a few years before we had you, after reading a story by Conchita De Gregorio on different ways of becoming a mother. That was before I met your father, again. Now I know that, without his hand holding mine and his advice on how to breath (that I didn’t follow, at all) it would have been a completely different experience to give birth to you. If Woody Allen thinks people should fall in love with their eyes closed, I think people shouldn’t speak the same language o you don’t notice if they say things like "if I was". However both things came true on the evening of 31st August 1996, when I arrived at Sonnenberg, a study center in the middle of the Black Forest. I had just turned 18, my dreams were challenging the present, my boobs were challenging gravity and I had finally discovered conditioner for frizzy hair. In short, good times. That evening the most handsome man in the world after my father, your father, approaches me with a smile that I would never forget. Partially because it was so dark I could only see his fluorescent white teeth. We didn’t speak the same language. I was speaking German and he was trying hard. We manage to tell each other that he was a toothpaste model, that he was half-English half-African, that "langsam" in Italian is "piano" and finally that the following morning he was leaving and I would never see him again. That night nothing happened but since then I loved him completely for at least two years.
- I wrote him letters to which he never responded
- I made phone calls in which I could not say anything other than Ziiiiii (his name), and then passed the phone to my friend Rosanna who spoke English
- I finally fell in love with other men and because of them I cried listening to Amici Mai by Venditti: "some love stories never end, they travel long in a circle and then come back"
- all my boyfriends, even those I was deeply in love with, had to live with the bulky presence of the exotic memory of your farther
- I was sent by mistake to London on an exchange program. I cried and listened to Voglia 'e turna' (I want to go home) by Teresa De Sio, for two months feeling unable to speak and home sick. Then I learned English
- I started using Napster, my musical tastes become more international and I found your father again, thanks to a song by Erika Badu
- finally we were speaking the same language and I verified that he wouldn’t say "if I was"
- Every time we crossed each others path it was never the right moment
- until the last time, 16 years later. When we didn’t need to say much
- Besides a few gray hairs and a few extra pounds – not to mention the boobs - it was as if we had never left each other on September 1st 1996. In short, good times.
Obviously I'm still waiting for the letters, hoping he won’t write things like “Dis iS LuV bae, SRSLY. YLM tOo?”. Ah, and he never was a toothpaste model. On that first night I really didn’t understand anything._TIW