La gita scolastica
Tra qualche giorno mia figlia Mia, quasi 8 anni, andrà alla sua prima gita scolastica a Begues, un posto che suona quasi esotico quest’anno che non abbiamo viaggiato molto. E’ a 36 chilometri da casa nostra alla Barceloneta, ma ci vogliono ben 56 minuti per arrivarci perché è una strada di montagna. Avventuroso insomma, a dir poco.
“Ci passerà tre giorni e due notti” annunciavo a mio marito sperando che trovasse lui il coraggio di dire: “ah, ma allora non la mandiamo, mi pare troppo”.
Perché un po’ mi pare troppo considerando che quest’anno Mia al massimo ha dormito fuori una sola notte, a casa della sua amichetta la cui madre, e mia amica, è quella con cui su whatsapp mi scambio sempre consigli sulle medicine per curare le nostre malattie reali e immaginarie e di cui quindi conosco il potenziale di assistenza sanitaria nonché praticamente il contenuto del suo armadietto delle medicine.
“Dicono che deve portarsi una torcia” dicevo a mio marito sperando che considerasse lo strumento come un chiaro segnale del fatto che faranno cose pericolose.
E invece niente, siamo genitori progressisti e democratici. Lui le ha comprato praticamente un faro da discoteca che probabilmente riusciremo a vedere dalla Barceloneta e io le ho comprato una serie di vestiti fluorescenti che immagino Zara abbia concepito per i bambini (figli di mamme italiane) che vanno in gita.
Mi emoziona pensare che sentirà le farfalle nello stomaco la notte prima della partenza, canterà canzoni stonate nel pullman, passerà notti insonni (ma sempre ben visibile con la torcia e i vestiti fluorescenti).
Quanto l’ha aspettata questa gita scolastica Mia. Quanto abbiamo aspettato, io e suo padre, di poterci preoccupare di qualcosa di quasi esotico, a dir poco avventuroso. Qualcosa di normale.
The school trip
In a few days my daughter Mia, almost 8 years old, will go on her first school trip to Begues, a place that sounds almost exotic this year that we have not traveled much. It is 36 kilometers from our home in the Barceloneta, but it takes a good 56 minutes to get there as it is a mountain road. In short, adventurous, to say the least.
“She will spend three days and two nights there” I announced to my husband, hoping that he would find the courage to say: “ah, but then we won't let her go, it seems too much”.
Because it seems a bit too much considering that this year Mia slept out only one night at most, at her friend’s place whose mother, and my friend, is the one with whom on whatsapp I always exchange advice on medicines to cure our real and imaginary illnesses and of which I therefore know the health care potential as well as practically the contents of her medicine cabinet.
“They say she has to bring a torch,” I said to my husband, hoping he would consider the tool as a clear signal that they will do dangerous things.
But nothing, we are progressive and democratic parents. He practically bought her a disco led light that we will probably be able to see from Barceloneta and I bought her a set of fluorescent clothes that I imagine Zara designed for children (of Italian mothers) who go on a school trip.
I am thrilled to think that she will feel butterflies in her stomach the night before departure, sing out of tune songs in the bus, spend sleepless nights (but always clearly visible with the torch and fluorescent clothes).
Because Mia has been waiting for this school trip for so long!
Because her father and I have been waiting for so long too, to be able to worry about something almost exotic, adventurous to say the least. Something normal.