La mia vicina indipendentista catalana
Ogni mattina, in Africa, una gazzella si sveglia, sa che deve correre più in fretta eccetera eccetera.
Ogni mattina, a Barcellona io mi sveglio, e so che devo aprire Google Translator, bestemmiare e scriverci dentro le frasi in catalano che trovo sulle circolari della scuola di mia figlia per capire cosa mi hanno mandato a dire. "No vingueu massa d'hora per esperar fora de la porta d'on surten els vostres fills".
Boh. Mi hanno anche detto che per noi italiani il catalano è facile. Deve trattarsi di un blocco psicologico.
Forse perché a me, lo ammetto, questa storia del catalano un po' mi indispone. E poi perché io sono decisamente per l'unione piuttosto che per la divisione, sono per la dipendenza più che per l'indipendenza, per il volemose bene. Sono una che ci mette anni a lasciare un fidanzato, figuriamoci quanto mi costerebbe lasciare un paese.
Due anni fa, quando mi sono trasferita a Barcellona, certa che lo spagnolo mi sarebbe bastato e avanzato pure, mi sono ritrovata come vicina di pianerettolo una vecchina 70enne indipendentista catalana, una di quelle, per intenderci, che sul balcone ha messo in fila la bandiera catalana, quella per il sì al referendum, quella per il no ai turisti e via così.
Un anno dopo, quando sono andata a vedere le scuole per mia figlia, per poterne scegliere una, alcuni direttori scolastici e insegnanti mi rispondevano in catalano anche quando gli facevo le domande in castigliano. Roba da prenderli a craniate, pensavo.
Ci ho messo un po' di tempo, ma ora so che quella vecchina indipendentista catalana si chiama Maria, ha l'età di mia madre e - come lei - col cazzo che è una vecchina. Va a farsi i weekend a Ibiza con le amiche, è del segno dell'acquario, il mio preferito, è stata tra le prime persone a venirmi a trovare in ospedale quando ho partorito, ogni settimana mi porta le verdure della sua campagna a Tarragona, pupazzi glitterati per le mie figlie, persino dei regalini da "Tutto a un euro" per mia madre se le capita.
Continuo a fare fatica a capire la causa catalana, figuriamoci a sposarla. Ma mi inchino davanti a una tenacia che forse non conoscerò mai. Perché oggi, mentre seguivo il voto del referendum interrotto dalle cariche delle polizia spagnola, ho chiamato Maria, per assicurarmi che stesse bene. E invece era al pronto soccorso. Era caduta durante le cariche fatte da decine di poliziotti-animali al suo seggio. L'avevano costretta, poi, ad inginocchiarsi. A 71 anni, urlandole addosso.
E allora sticazzi il catalano cacofonico e gli indipendentisti spocchiosi. Lo schifo della violenza della polizia spagnola è insopportabile. Lo deve essere per tutti. Soprattutto se mi toccano la mia vicina Maria, spacciatrice di zucchine, pomodori e pupazzi glitter.
Quando Maria è uscita dall'ospedale con la gamba fasciata ci siamo abbracciate. La mia amica Anna, del Tg2, le ha chiesto "E adesso, dove vai?"
"Io? A votare, bellezza"._TIW
Mi vecina indipendentista
Cada mañana, en África, una gacela se despierta; sabe que deberá correr más rápido que el león,etc..
Cada mañana, en Barcelona, yo me despierto y se que tengo que abrir el traductor de Google y escribir las notas que me envían desde el colegio de mi hija para entender de lo que me están hablando. "No vingueu massa d'hora per esperar fora de la porta d'on surten els vostres fills". Bah.
Me habían dicho que para los italianos el catalán es sencillo. Tiene que ser un bloqueo psicológico.
Admito que probablemente esta historia del catalán me molesta un poco. Porque yo soy más bien a favor de la unión que de la división, por la dependencia mas que por la independencia, del querámonos juntos. Soy una persona que tarda años en dejar un novio, imagínate un país.
Cuando hace dos años me mudé a Barcelona, segura de que el castellano iba a ser más que suficiente, me he encontrado como vecina de rellano a una viejita sobre los 70, independentista catalana, para entendernos una de la que pone en su balcón la bandera catalana, la del si al referendum y la del no a los turistas.
Un año después, cuando fui a ver los colegios para mi hija, los directores y las maestras me contestaban en catalán incluso cuando yo les preguntaba en castellano. Les hubiera dado cabezazos.
He tardado un poco, pero ahora se que aquella señora mayor independentista catalana se llama Maria, tiene la edad de mi madre y, como ella, ni de coña la puedes llamar viejita. Se pasa los fines de semana en Ibiza con sus amigas, es acuario, mi signo zodiacal favorito, ha sido una de las primeras personas que vino a verme cuando di a luz, cada semana me trae verduras de su huerta en Tarragona, muñecos con purpurina para mis hijas y de vez en cuando hasta regalos del "todo a un euro" para mí madre.
Me sigue costando entender los motivos de los catalanes, así que ni de lejos podría apoyarlos. Pero admiro esta tenacidad que puede que yo jamás conoceré. Porque hoy, mientras seguía el voto del referéndum interrumpido por las cargas de la policia española, he telefoneado a Maria para asegurarme que estuviera bien. Pero se encontraba en urgencias. Se había caído durante las cargas de estos policías animales en su colegio electoral.
La habían obligado a ponerse de rodillas . Con 71 años, gritándole a la cara.
Pues entonces a la mierda el catalán cacofónico y los independentistas presumidos.
El asco de la violencia de la policía española no se puede aguantar. Nadie debería.
Sobretodo si me tocan a mi vecina Maria, traficante de calabacines, tomates y muñecos de purpurina.
Cuando Maria ha salido del hospital con la pierna vendada nos hemos dado un abrazo. Y mi amiga Anna, del telediario italiano del tg2, le ha preguntado "Y ahora a donde vas?"
"Yo? A votar, guapa"._ TIW