Stanno tutti bene
Stanno tutti bene. Come diceva il papà di quel film, che aveva fatto un piccolo giro del mondo per andare ad assicurarsi che tutti i suoi figli sparsi qua e là stessero bene. E, in realtà, non stava bene proprio nessuno. Neanche il papà.
Invece qui, a Barcellona, stanno tutti bene. Mia sta bene al suo asilo nel parco pieno di sole, di bambini-pupazzi, di mare, di terriccio e di sabbia, di cani da accudire e animali da accarezzare allo zoo. L'anglo-arabo sta bene col suo lavoro di codici incomprensibili e l'entusiasmo inglesissimo di essere venuto a vivere in Spagna, sul mare e - per la prima volta -in un condominio. Al punto che, qualche sera, ci sediamo al bar di fronte casa a indovinare a quale piano si accenderà la luce quando qualcuno entra nel portone. Poi parte il riepilogo: quindi al primo piano c'è Pedro che ha il faccione di una tigre tatuata sulla pancia, poi Sophie con figlio e fidanzato, e la coppia che gira nuda tutto il giorno; al secondo la coppia gay che amministra il palazzo, al terzo noi e una vecchina separatista catalana che vive con un cagnolino isterico. Al quarto ancora non abbiamo capito, ma un mezzo milionario. Al quinto un signore elegantissimo con i capelli argento e la pelle di cuoio che ha persino un albero sul terrazzo del suo attico.
Stanno tutti bene insomma. Io, invece, che nelle prime due settimane non ho potuto neanche lavorare senza wi-fi, sono entrata dritta dritta nella mia classica fase ipocondriaca, tipica di ogni mio cambiamento. "Sto per morire" è stato il mio stato d'animo di base. Che fosse di infarto, ictus, embolo alla gamba, anemia fulminante, pertosse, poco importa. Credo che, più che altro, sia il voler verificare, nel caso si materializzi uno degli avvenimenti infausti di cui sopra, che nessuno potrebbe accorgersene in tempo utile a soccorrermi. E' la paura della solitudine, per chiamarla come la chiamerebbe un adulto che non fa giri di parole.
Da quasi 20 anni la domanda più frequente che mi fanno è "ma adesso dove vivi?". E io ho spesso risposto pensando di trovarmi in un posto di passaggio, ché poi un giorno sarei finita dove ho sempre sognato di vivere. In una casa sul mare, tipo quella di Montalbano, dove le onde ti raggiungono d'inverno ma il freddo no. Una casa così, però in una città grande abbastanza da non annoiarsi e da avere la metropolitana. Esiste? Mi sono sempre chiesta. A Londra non ci si annoia. Non c'è il mare, ma le case hanno il giardino e gli alberi e gli scoiattoli. E va bene così, tanto si sa che non si può mica avere tutto. Quindi Londra mi è mancata e mi manca.
Poi un giorno, mentre tornavo a casa dopo aver lasciato Mia all'asilo hippie nel parco, mi sono fermata sotto casa per finire di parlare al telefono con la mia amica Rosanna, alla quale stavo riepilogando i miei sintomi letali. Mentre parlavo ho camminato altri 80 passi e sono finita in spiaggia. E ho pensato "oh cazzo!, vuoi vedere che la casa sul mare è qui ed ero troppo occupata a pensare di morire per accorgermene?" Certo, Montalbano non aveva una vecchia catalana separatista come vicina di pianerottolo che ha il terrazzo ricoperto di bandiere che recitano più o meno "turisti fuori dalle palle". Ma non si può mica avere tutto. O forse, che sia mare o giardino, sta tutto nel riconoscere la felicità quando ti passa vicino, anche se non è proprio esattamente spiccicata a come te l'eri immaginata.
Sì, ma adesso dove vivi?
A 80 passi dal mare. E stiamo tutti abbastanza bene._TIW
Everybody's fine
Everybody's fine. Like the father in that film used to say after going on a road trip to check that all of his children were fine only to find out that nobody was fine, not even him.
Here in Barcelona, they are all fine. Mia and her nursery in the park, full of sun, puppet looking children, sea, dirt and sand, dogs to take care of and animals to pet in the zoo. The Anglo-Arab with his work made up of incomprehensible code and his very British enthusiasm for living in Spain, on the sea and - for the first time-in a block of flats. To the point that, a few evenings, we sit at the bar in front of the building to guess which floor will turn on the lights when someone enters the building. Then we summarise; so on the first floor there is Pedro who has a face of a tiger tattooed on his stomach, Sophie with her son and boyfriend, a couple who walk around naked by the window; on the second floor there is the gay couple that manage the building, on the third us and an old separatist Catalan woman who lives with an hysterical dog. We have not yet figured it out the fourth floor, but probably a millionaire. On the fifth an elegant gentleman with silver hair and leather skin that has a real tree on the terrace of his penthouse.
So, they are all fine. But I'm not so sure about myself. In the first two weeks I couldn't work as I didn't have wifi in the flat and I went straight into my classic hypochondriac phase. Which is typical coming from me whenever I go through a big change. "I'm going to die" was my basic mood. Whether it's from a heart attack, stroke, blood clot in the leg, fulminant anemia or pertussis, does not matter. I think, more than anything else, is that I wanted to confirm to myself that, if any of these tragic events did happen, no one would notice in time to help. It is the fear of loneliness, is what an adult that doesn't mince words would call it.
For almost 20 years the most common question I get asked is "but where do you live now?". And I have often answered thinking of being in a place of passage, because one day I would end up where I always dreamt of living. In a house on the sea, like Commissario Montalbano's, reached by waves in winter but not by the cold. A house like his but in a city big enough to not get bored and to have an underground. Does it exists? I always wondered. In London you don't get bored. There is no sea, but the houses have gardens and trees and squirrels. And it's okay, you know you can not have everything. So I missed London and I miss it.
Then one day, on my way home after leaving Mia at her hippie nursery in the park, I stopped by the front door of our new home to finish a conversation I was having with my friend Rosanna; I had nearly finished summarising my lethal symptoms. As I spoke I walked another 80 steps and ended up on the beach. And I thought, "Oh shit! what if the house by the sea is this one, right here right now and I was too busy thinking of dying to realising it?" Sure, Montalbano didn't have an old Catalan separatist neighbour with a terrace covered with Catalan flags and signs that basically say "tourist fuck off". But you know, you cannot have everything. Sea or garden, it's all about being able to recognise happiness in the moment, even if it isn't exactly the spitting image of what you had dreamt it would be.
Yes, but where do you live now?
I live 80 steps away from the sea. And we're all pretty good._TIW
Todos están bien
Todos están bien. Como solía decir aquel padre que hizo una pequeña vuelta al mundo para asegurarse que todos sus hijos estuvieran bien. Y en realidad nadie estaba bien. Ni siquiera el padre.
Mientras que aquí, en Barcelona, sí que están todos bien. Mia en su guarderia llena de sol, de niños-muñecos, de mar, de barro y de arena, de perros que cuidar y de animales que acariciar en el zoo. El anglo-Arabe con su trabajo de códigos incomprensibles y ese entusiasmo muy inglés de haber venido a vivir en España, cerca del mar y -por primera vez- en un condominio. Tanto que, algunas tardes, nos sentamos en el bar en frente de casa intentando adivinar en que piso se va a encender la luz cuando alguien entra en el portal. Y luego empieza el resumen: así que en el primer piso está Pedro que tiene tatuada la cara de un tigre en la barriga, sigue Sophie con su hijo y su novio y una pareja que se mueve todo el día desnuda por casa; en el segundo vive la pareja gay que administra el edificio, en el tercero nosotros y una viejita separatista catalana que vive con un perrito histérico. En el cuarto todavía no hemos entendido bien, creemos sea un medio millonario. En el quinto un señor elegantísimo con el pelo plateado y la piel color cuero que tiene hasta un árbol en la terraza de su ático.
Vamos,que están todos bien. Mientras que yo, en las primeras dos semanas, he entrado en mi clásica fase hipocondríaca, típica de todos mis cambios. "Estoy a punto de morir" es mi estado de ánimo base. Que sea por un infarto de corazón o cerebral, una embolia en la pierna, anemia fulminante o tos ferina, poco importa. Creo que, más que nada, sea el querer verificar, en caso se materialice uno de los desafortunados casos ya mencionados, que nadie podría darse cuenta en tiempo útil para socorrerme. Es el miedo a la soledad, por llamarla sin muchos rodeos como la haría una persona adulta.
Desde hace casi 20 años la pregunta que más me hacen es "donde vives ahora?". Y yo siempre he contestado pensando de encontrarme en un lugar de paso, ya que al final habría acabado en el lugar donde siempre he soñado de vivir. En una casa cerca del mar, parecida a la de Montalbano, donde en invierno llega el oleaje pero no el frío. Una casa así pero en una ciudad bastante grande para no aburrirse. Existe? Siempre me lo he preguntado. En Londres nunca te aburres. No hay mar, pero las casas tienen jardín y los árboles y las ardillas. Y está bien así , porqué se sabe que no se puede tenerlo todo. Por eso la he echado y la echo de menos. Luego un día, mientras volvía a casa después de haber dejado Mia en la guardería hippie en el parque, me he parado debajo de casa para acabar de hablar por teléfono con mi amiga Rosanna, a la que le estaba resumiendo todos mis síntomas letales. Mientras hablaba he caminado otros 80 pasos y he acabado en la playa. Y he pensado " joder!Quieres ver que la casa de la playa es justo esta y yo estaba demasiado ocupada en pensar de morir para darme cuenta?" Por supuesto que Montalbano no tenía una vieja catalana separatista como vecina de enfrente que tiene la terraza cubierta de banderas con lemas del tipo "turista vuélvete a tu puñetera casa". Pero es que no puedes tenerlo todo. O tal vez, con mar o sin mar, todo está en la capacidad de reconocer la felicidad cuando pasa a tu lado, aunque no sea exactamente igual a cómo te la había imaginado.
Si, pero donde vives ahora?
A 80 pasos del mar. Y estamos todos bastante bien._TIW